Valle del Verde

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La Valle del Verde


Partendo da Pontremoli e percorrendo la
Strada Provinciale n.39 del Bratello si
giunge in breve a Traverde; qui in una piccola
cappella (Oratorio di S. Maria
Bianca) annessa al cimitero si trovano alcuni
pregevoli affreschi quattrocenteschi
di scuola lombarda.

 

Proseguendo sulla provinciale si arriva a Grondola, paese importante nel passato per la sua posizione strategica e per il suo importante castello, i cui ruderi ancora oggi sorvegliano, arroccati su un poggio solitario, gli antichi tracciati delle vie del Borgallo e del Bratello. Oltre Grondola si incontrano i due paesi di Braia e Bratto che conservano numerose costruzioni rustiche interamente realizzate in pietra. Continuando sempre sulla Provinciale si arriva al Passo del Bratello (m.953) dove è stata eretta la Cappella dedicata agli emigranti. Da qui è possibile raggiungere, attraverso una strada sterrata, prima la Croce di Ferro (m.1173) e, poi, la sommità del monte Molinatico (m.1549). Spostandosi in direzione del Passo del Borgallo tra ruscelli, cascate, cascinali e fitti boschi si arriva a Guinadi, collegato ai numerosi borghi dell’alta Valle del Verde. Il più importante abitato di questa vallata fu, almeno nel passato, Cervara, centro assai popoloso e sede di un antico ospedale. Da qui proseguendo lungo una strada sterrata si giunge al Lago Verde, piccolo specchio d’acqua incastonato tra prati e boschi di faggio, a un’altitudine di oltre mille metri, meta di escursioni e gare di pesca. Nelle vicinanze si trova un suggestivo villaggio in pietra in località Farfarà. Da Cervara è possibile scendere a Pontremoli passando per la strada comunale che conduce alle frazioni di Prà del Prete e di Barca da cui si ha un panorama completo della Val di Magra e del crinale appenninico: dall’Orsaro al Marmagna, dal monte Aquila al Sillara, sino alle bianche Alpi Apuane. Scendendo verso Pontremoli si possono raggiungere gli abitati di Dozzano, Bassone e Vignola, nota quest’ultima per la presenza della Pieve di S. Pancrazio, ricordata per la prima volta nel 1148. La pieve, nonostante i numerosi restauri, conserva l’antico impianto romanico a tre navate e, di recente, è stata rinvenuta un’abside laterale protoromanica. Si racconta che sotto l’altare di S. Croce sia murata un’ara pagana. Il culto di S. Croce sarebbe, infatti, da legarsi alla cristianizzazione del territorio. La sera del 2 maggio, precedente la festa di S. Croce, al termine dei vespri, viene acceso un grande falò in cui, un tempo, venivano bruciati i pipìn, statuette lignee che secondo la tradizione rappresenterebbero gli idoli pagani bruciati dalla popolazione quando si convertì al Cristianesimo.